venerdì 14 dicembre 2007

Storia di Valditacca di Monchio delle Corti

La chiesa di Valditacca
Fu sempre unita dalla sua origine a Pianadetto. All’inizio del ’600 ,Valditacca aveva il suo oratorio dedicato a San Rocco.
Il 23 settembre 1660 fu smembrata da Pianadetto per erigersi in parrocchia autonoma . L’oratorio iniziale fu ampliato .Giovanni Canuti e la moglie Elisabetta donarono la propria casa e il territorio circostante perché vi fosse edificata la nuova chiesa parrocchiale , come si ricava dal rogito registrato dal Cancelliere Niccolò Busseti il 23 settembre 1660. Sul portale è incisa la data del 1663
Nel 1910 l’edificio è stato notevolmente rimaneggiato. In quel momento venne creata una lunga navata, sostituito il pavimento fatto di pietre di arenaria ,rifatta integralmente la facciata ,innestandovi il portale preesistente. Nel 1955 venne sostituito il soffitto originario in legno, a capriate, con una volta in mattoni stuccata e intonacata. Nel 1970 per adattarsi alla nuova liturgia fu disperso l’originario altare.
La chiesa possiede un piatto d’ottone sbalzato del secolo XVI, opera di associazioni tedesche.
Il primo altare laterale a sinistra è dedicato alla Madonna del Carmine . La statua è collocata entro un’ancona lignea dell’ultimo quarto del secolo XVII
probabilmente opera dei Ceretti (fig.136) .E’ attestata negli inventari del 1783
Altra ancona all’altare laterale di destra. Affine al confessionale di cui ripete la struttura valorizzandola con la doratura e la policromia.. La descrive don Pietro Bruni nell’inventario del 1783 .La struttura ha colonne tortili, con grappoli e pampini, capitelli corinzi, la trabeazione ornata da un fregio continuo con foglie di acanto. Il frontone è a semitimpano con una cartella che reca il nome della donatrice, LILIA FLORENTIA. DEDIT (fig.36) Domina la chiesa la dolce figura del buon Pastore, dipinto di Barilli ; in lontananza si intravede la chiesa di Pianadetto, memoria del tempo in cui le due comunità avevano un’unica chiesa (fig. 37)
Parroci .
Pedrelli Giovanni 23.10.1660 - 1666 ; Pedrelli Valente 17.3.1667 - 1667 ;Albertini Pietro 3.5.1668 - 1720 ; Guatteri Giovanni Antonio 7.3.1721 - 8.12.1738 ; Zani Zaccaria 21.12.1739 - 1743 ; Sandè Pietro 17.8.1743 - 1783 ; Guatteri Giovanni 5.11.1783 - 25.9.1817 ; Travaglini Girolamo 18.5.1818 - 4.6.1829 ; Vicini Domenico 4.6.1829 ; Pellegri Giovanni 6.6.1910 - 24.11.1922 ; Ricò Pietro 1.7.1941 - 13.12.1952 ; Bianchi Antonio 1.7.1953 - 9.2.1955

Descrizione fisica:
Il caratteristico abitato di Valditacca si sviluppa sulla sponda destra del Torrente Cedra della Colla a circa 1000 metri s.l.m.L’impianto urbanistico del nucleo più antico del borgo è simile a quello di tanti paesi di alta montagna dove le avversità meteorologiche hanno consigliato di seguire pratiche urbanistiche comuni, dettate dal buon senso e dalla praticità.Gli edifici addossati gli uni agli altri, i frequenti sottopassi, i vicoli stretti e la presenza di numerose volte in corrispondenza dell’ingresso delle case e delle stalle sono tutti elementi urbanistici ed architettonici che consentivano di resistere meglio ai rigori del clima (forte vento ed abbondanti nevicate).Alcune imponenti case in sasso, i portali sapientemente scolpiti ed i vicoli selciati in pietra arenaria sono ancora una preziosa testimonianza del suo passato meno recente.Intorno a Valditacca, sia a monte che a valle, si notano ancora alcune delle caratteristiche tipiche del paesaggio agricolo e rurale, un tempo diffuso in tutto l’Appennino; piccoli appezzamenti di terreno coltivato, numerosi prati ed estese aree a pascolo testimoniano il passato agricolo di questa zona, nella quale, ancora oggi, è possibile vedere greggi di pecore al pascolo e cavalli allevati allo stato semi-brado.




Le "volte" e le fontane erano anche luoghi di ritrovo.

ACCENNI DI STORIA:
“Le Corti di Monchio" (Curtes Montium), un tempo di Nirone, poi di Rigoso ed infine di Monchio, divennero feudo del Vescovo di Parma sin prima dell’anno mille e rappresentarono un importante esempio di giurisdizione autonoma montanara. Si estendevano nella parte media ed alta della Val Cedra, nella parte alta della Val Bratica e della Val d’Enza, comprendendo 14 villaggi: Casarola, Ceda, Grammatica, Lugagnano, Monchio, Nirone, Pianadetto, Riana, Rigoso, Rimagna, Trefiumi, Valcieca, Valditacca e Vecciatica.Le prime notizie delle Corti si hanno nell’anno 879, in occasione della donazione di terreni da parte di Carlomanno al Vescovo di Parma Guibodo. I vari Vescovi feudatari erano rappresentati in loco da un Podestà o Giusdicente, il quale era coadiuvato dai Consoli, uno per ogni Corte, e dai consiglieri; le elezioni avvenivano ogni anno in occasione della Pasqua (erano pochi gli aventi diritto al voto). Un unico sbirro garantiva l’ordine pubblico, un Camparo aveva in custodia i campi e i pascoli.Pur apparendo singolare un governo civile sotto la giurisdizione di un Vescovo, i sudditi delle Corti erano soddisfatti di questo tipo di governo, perché i vantaggi apportati agli abitanti da tale stato di autonomia erano notevoli: pochi tributi ed esenzione dal servizio militare. Toscani, Liguri, Modenesi e Monchiesi commerciavano costantemente fra di loro ed il punto principale di mercato era Rigoso. Gli abitanti delle Corti vendevano i loro prodotti in cambio di sale, olio o vino, generi preziosissimi per la popolazione che ne era priva. Tuttavia questi traffici duravano pochi mesi, ossia fino a che il freddo e la neve non chiudevano ogni tipo di comunicazione di là dell’Appennino. Tuttavia, le necessità spesso spingevano numerosi abitanti ad emigrare nelle maremme toscane e romane e talvolta fino alla Corsica o Sardegna, in cerca di lavoro.Le Corti ebbero lunga vita e terminarono nel 1805 quando Napoleone, imperatore e Re del Regno Italico, abolì con un decreto tutti i diritti feudali: cadeva così il millenario dominio dei vescovi sui possedimenti delle Corti. Nirone e Valcieca passarono sotto Palanzano, Grammatica sotto Corniglio e Cozzanello divenne frazione del Comune di Monchio.

DA "LE VALLI DEI CAVALIERI": Nell'estremità orientale dello Stato di Parma, tra esso cioè e la Lunigiana, giace una quantità di Ville, che Corti si chiamano. L'origine di questo nome è probabilmente la stessa che quella, onde trassero il loro le antiche Corti dè Potentati, che ne era il Padrone. Si dicono di Monchio dal luogo ove risiede il Giusdicente. Queste Ville sono in numero di 14, cioè Monchio, Ceda, Lugagnano, Vecciatica, Nirone, Valcega, Rigoso, Rimagna, Trafiumi, Valditacca, Pianadetto, Riana, Casarola. Tredici soltanto sono Parrocchie, poichè Lugagnano e Vecciatica formano una sola Curia... Il clima quantunque siavi temperato, pure inclina al freddo. L'aria vi è molto sana, e salubre sconosciute quasi essendo in questi paesi le etisie, le apoplesie, le febbri putide e maligne, le epilessie, e tant'altri malanni che inondano, e spopolano talvolta il Piano. Questi abitanti per l'ordinario oltrepassano i settanta, spesso gli ottanta, e talvolta ancora i novanta e più anni, e la loro morte comunemente accadde più per mancanza di vitale alimento a guisa appunto d'un lume che si estingue al terminar del sego, di quello che sia prodotta da morbo violento, ed incurabile. L'estate qui vi è assai delizioso, temperato essendo da soavi zefiretti che continuamente respiranvi; l'inverno freddo, e molto abbandante di neve, e la primavera, e l'autunno sono dominati da piogge dirotte, e venti gagliardissimi, i quali sono la ruina delle Campagne. Il Paese è tutto montuoso, innalzandosi il superbo Appennino, la cui vetta serve di linea di confine colla vicina Lunigiana. Egli è bagnato e quasi triaprtito da tre torrenti; l'Enza cioè, e la Cedra che nel primo confluisce, e la Bratica, che dona le sue acque al torrente Parma...Sonovi nelle Corti diversi Laghi ameni e spaziosi...SEGUE PARTE SECONDA La costituzione delle Corti di Monchio è di assoluta Signoria di Monsignor Vescovo di Parma, che gli abitanti riconoscono per unico e legittimo loro Padrone.Egli solo fa promulgare le Leggi e ne fa punire i refrattarj. Nessun altro governo nè tempi anche più remoti vi ha mai esercitato alcun dominio e se in tempo del governo Borbonico si sono qui vedute truppe e dazj di quel Sovrano, se ne deve piuttosto attribuire la colpa ai suoi Ministri d'allora. Anche nel gennaio dello scorso anno 1804 per ordine assoluto e pressante del Superiore Governo di Parma fu qui pubblicato un nuovo Regolamento Giudiziario...Parlando ora dè costumi dè Cortigiani, siccome questi sono di complession forte e robusta sono quindi molto dediti al senso. La Religione e l'onore poco gli trattengono dallo sfogo delle loro passioni, frequenti essendo qui li stupri, ed anche le incestuazioni, cosicchè nemmeno le Leggi umane ne rendono minore la frequenza ad onta che preferivano una multa in lire trecento se il delitto è semplice e seicento nel secondo caso quando però vengano denunciati con querela, pene che per gente povera come questa non sono indifferenti. Convien però confessare che a tali disordini vi contribuisce non poco la mancanza di educazione, e la ristrettezza delle loro entrate, che non permette di ammogliarsi con facilità. Tutti posseggono, ma non tutti abbondano di beni di fortuna, pochissime essendo le famiglie che colle loro entrate mantener si possono tutto l'anno. Le Famigli si conservano, poichè tra di loro regna una specie di celibato di lusso, che a me piace chiamar forzoso. Uno solo per famiglia si marita, tutti gli altri quasi per inviolabil costume ne rimangono esclusi e ciò lor ben torna il fatto, poichè diversamente tutt'insieme si renderebber questuanti in un colla prole. Quindi accadde, che la massima parte di tai specie di delitti commessi vengono per opera dè secondi geniti, i quali se pur se n'astengono non resta per questo che non vivono in lunghi amori di dieci, venti e persin di trent'anni. .. Ad onta però di questo costume l'altrui talamo è rispettato in grado eccellente e verrebbe segnata a dito la civetteria d'un coniugato. I Cortigiani sono poi di buon cuore col Forestiere, eoi quale volentieri esercitano diritti dell'ospitalità, caritatevoli col povero, abbenchè molto dediti all'interesse, e reputano a se stessi eguale qualunque abitante di lor nazione sia pur anche ad essi superiore in natali ed in facoltà. Amano l’ozio più della fatica, ciò che gli costituisce in grado di maggior miseria. Ella e cosa veramente nauseante a veder trascurata l'agricoltura, le donne al governo totale de' grossi bestiami, e que' uomini che mai non si muovon dal loro Paese a marcire nella pigrizia la massima parte dell'anno, qualor non si eccettuino que' pochi lavori campestri a cui le femmine sono meno atte. Sono poveri di cognizioni al par d'ognaltro campagnolo quantunque una buona parte sappia leggere e scrivere, ciò che porta in essi un carattere malizioso e diffidente. Sopra tutto solo gelosi alla follia de' privilegi di lor nazione. Questi costumi che abbiamo finora osservato fanno sì che in questi Paesi si respiri una certa aura di libertà e d'eguaglianza, che invano sin qui si è ricercata da altre nazioni. Vi ha però contribuito non poco il raffigurarvisi come hanno fatto persone contaminate di gran delitti per l'asilo sicuro che negli anni andati rimaneva loro aperto. Altronde a delinquenti anche sudditi è troppo facile il sottrarsi alle pene per la marcata deficienza di forza armata, e per conseguenza anche di coattiva, rimanendo perciò loro aperto ordinariamente un sicuro varco alla fuga. Restami finalmente a parlar del commercio, che appunto ho riserbato a questo passo, perche senza conoscere la legislazione ed i costumi di questa popolazione non si potevano manifestare le cause che gli danno spirito e forma. Commerciano addunque questi abitanti in generi e l'opera loro. Quanto ai generi vi sono naturalmente invitati dalla vicinissima libertà in cui vivono a questo riguardo e dalla vicinanza della Lunigiana, la quale o pel suo naturale bisogno o per farne commercio co' Genovesi ritira sempre dal Parmigiano molta quantità di granaglie. Ne' mesi quindi d'estate si fa un florido mercato di questo genere in Rigoso luogo situato in prossimità del confine e del tutto acconcio a tal uopo. Ma siccome la sterilità di questo suolo non ne somministra di superfluo, si è avuto ricorso allo stratagemma ed al contrabbando. DALLA DESCRIZIONE DI DON GIUSEPPE CIGNOLINI INVIATA NEL 1804 AL CARDINALE CARLO FRANCESCO CASELLI

Le famiglie di Valditacca


BACCHIERI famiglia; originari di Pianadetto; Bacchieri Annibale, residente a Pianadetto, deceduto nel 1604, prima di morire dettò il proprio testamento a Don Jacopo Martini, lasciando alle sorelle Maddalena e Paola metà della casa che confinava con il comune e alla figlia Pellegrina 100 scudi e tutti gli altri averi al figliolo legittimo Jacopo, mentre alla moglie Anastasia l'usufrutto della casa. Lazzaro Bacchieri di Antonio Maria fu testimone di nozze di Maddalena Calzolari avvenuto a Pianadetto nel 1651.-tratto da "Due secoli di vita nell'Alta Val Cedra"di Pietro Viola edito Scrittori Emiliani
BERCINI famiglia; furono tra i primi ad essere presenti in Valditacca, Giuseppe, figlio di Giovanni, nel 1910 a 22 anni si recò a Galeton (USA) da suo fratello Antonio.
CANUTI famiglia; sono presenti in Valditacca di Monchio delle Corti (PR) da prima del '600, l'atto di morte di Lazzaro Canuti redato l'08/11/1636 è il primo documento ufficiale stilato nella vicina parrocchia di Pianadetto. Il 20/08/1651 Battista Canuti, figlio di Pellegrino, fu testimone di nozze, sempre nel paese di Pianadetto, di Francesco Malmassari e Maddalena Calzolari. Il 23/09/1660, come si ricava dal rogito del notaio Nicolò Busseti, Giovanni Canuti e la moglie Elisabetta donarono alla Curia un terreno dove venne costruita nel 1663 l'attuale chiesa di Valditacca che divenne parrocchia autonoma da Pianadetto.
CECCHI famiglia; la loro presenza è successiva a quella delle altre famiglie ed è di chiare origini toscane, il bisnonno Giovanni nato nel 1853 e deceduto il 26/07/1923, sposò Rosa Ferrari, e oltre a Caterina (la nonna), nata nel 1886 e deceduta il 16/08/1960 proprio il giorno della Festa di San Rocco Patrono del paese, ebbe altri 5 figli.
FERRARI famiglia;
LAZZARI famiglia;
LAZZAROTTI famiglia;
LENI famiglia; i Leni, presenti anche anticamente in altre località delle Valli dei Cavalieri furono anche giusdicenti; Maria Leni attorno al 1650, si sposò con un Zammarchi proveniente da Riana. Antonio Leni, (1845-Parma 16 ottobre 1890). Nato dal ramo detto dei baroni della nobile famiglia Leni, fu dapprima coadiutore a Fornovo, poi arciprete di Corniglio (1873). Segnalatosi per il suo zelo e la sua carità, si circondò presto della stima universale, accresciuta dai restauri alla vetusta chiesa da lui portati a termine nel 1881. Designato quale parroco della chiesa di Santa Maria in borgo Taschieri in Parma, riuscirono vane le preghiere sue e dei Cornigliesi perché gli fosse evitato il trasferimento. A Parma, alle prese con un ambiente difficile e il più delle volte ostile, mostrò tali esempi di carità verso i diseredati da essere poi considerato un precursore di padre Lino Maupas.
MALMASSARI famiglia; Francesco Malmassari di Valditacca, figlio di Lazzarino, si sposò il 26/08/1651 con Maddalena Calzolari a Pianadetto, mentre nel 1654 Giulietta Malmassari si sposò con un forestiero, certo Santino di Colesino e si trasferì a Sarzana.
MAVILLA famiglia; presenti già a Pianadetto nel 1650, atto di morte di Giò, figlio di 2 anni di Batta Mavilla e di Giovanna Vairi, fecero la loro comparsa a Valditacca in tempi successivi.
SANDEI famiglia;
QUARETTI famiglia; Antonio, nato nel 1843 e deceduto nel 1936, si sposò con Giulia Zammarchi.
ZAMMARCHI famiglia;


ACCADDE:
1863 «A perpetua memoria sia per i posteri che per i contemporanei e specialmente per gli abitanti di questo paese. Anno del Signore 1863 1° Dicembre. Sandei Maria di anni diciotto figlia dei defunti Bartolomeo e Cecchi Margherita; Bacchieri Agata di anni sedici figlia di Michele e Maria Boraschi e Filomena Cecchi di anni ventisette figlia del defunto Domenico e di Malmassari Maria insieme con altri andarono in Toscana alla così detta fiera di Santa Caterina di Bagnone. Al ritorno nel viaggio verso casa attraverso la cima, chiamata ben a ragione comunemente Appennino, furono tutti sconvolti da una tormenta di acqua, vento e grandine tanto che ormai non speravano di sopravvivere. Ma cosa capitò? In quella condizione non sapevano che fare e ciascuno cercava di salvarsi per sfuggire al morso della montagna. Con l’aiuto della grazia di Dio la maggior parte uscì viva da così gran pericolo ma le tre suddette inzuppate d'acqua dai piedi alla testa, stanche, non potendo seguire gli altri prive di aiuto, sulla cima di quel monte persero la vita il 27 novembre alle tre del pomeriggio. I loro corpi furono trovati integri. Furono trasportati alla Chiesa e chiusi in una cassa di legno. Furon fatte le esequie e furono sepolte in questo cimitero di nuovo oggi benedetto da Don Francesco Ferrari arciprete di Monchio e Vicario Foraneo che ha ottenuto la facoltà del Rev.mo Sig. Giovanni Greci Delegato Vescovile ed inoltre con l’autorizzazione civile come consta chiaramente dalla dichiarazione dell’Ill.mo signor Centurio Rinaldi Sindaco di Monchio. Dichiarazione da conservarsi in questo archivio parrocchiale qui e ora...In fede Io Giovanni Mansanti Vicario Curato». (6)

GLI EMIGRANTI DI VALDITACCA
L'emigrazione invernale, è stata una caratteristica di questo paese, mentre i più vecchi e le donne rimanevano a custodire il bestiame, i più giovani si recavano in Maremma, Sardegna e Corsica per poi fare ritorno nel periodo estivo per la raccolta del fieno; ma dai primi del 1900 vi fu una sostenuta emigrazione verso gli Stati Uniti; New York, Galeton in Pennsylvania e Pueblo, furono le mete di questi viaggi. Nelle liste della Ellis Island Foundation già dal 1901 appare Lazzari Virginia che si ricongiunse a New York con il marito Bacchieri; tra il 1901 ed il 1913 molti giovani di Valditacca partirono da Genova e da Le Havre (Francia) per raggiungere il paese d'oltreoceano, la permanenza come si avvince dai documenti fu di due o tre anni. Un altro grande flusso di emigrazione si ebbe dopo la fine della II Guerra Mondiale, paesi di destinazione divennero Francia e Belgio. Dai primi anni '50, sino al boom economico in Italia, Milano, Genova e una decina di anni dopo la stessa Parma attirarono le nuove generazioni ed il paese che dopo Monchio è per numero di abitazioni (168) il più edificato, inevitabilmente si spopolò.




CADUTI  1915-1918 PRIMA GUERRA MONDIALE

Bacchieri Astutilio,
Canuti Ernesto di Domenico soldato del 4° reggimento alpini, nato l'11/01/1886 a Valditacca di Monchio, distretto militare di Parma, morto il 30/10/1915 nella 8a sezione di Sanità per le ferite riportate in combattimento è sepolto a Caporetto nel Sacrario Militare Italiano. (nel suo reggimento due mesi prima era morto anche Lazzaro Sandei di Monchio sempre per ferite riportate in combattimento ed un mese prima Domenico Bacchieri di Palanzano).
Cecchi Antonio di Giovanni, soldato dell'Esercito Americano, nato il 14/05/1893 a Valditacca di Monchio, distretto di Parma, morto il 02/11/1918 in Francia per le ferite riportate in combattimento.
Lazzarotti Antonio di Antonio, soldato del 63° reggimento di fanteria, nato il 17/05/1893 a Valditacca di Monchio, distretto militare di Parma, morto il 05/12/1918 in Libia per malattia; è sepolto a Bari nel Sacrario Militare Caduti "Oltremare"..
Leni Giuseppe di Giacomo, soldato del 4° reggimento alpini, nato il 02/05/1886 a Valditacca di Monchio, distretto militare di Parma, morto il 18/02/1919 nell'ospedaletto da campo N° 68 a Motta di Livenza per malattia, sepolto a Fagarè nel Sacrario Militare.
Leni Pietro di Domenico, caporale del 10° reggimento fanteria, nato il 05/09/1895 a Valditacca di Monchio, distretto militare di Parma, morto il 17/06/1917 nel 110° reparto someggiato di sanità per le ferite riportate in combattimento.
Malmassari Attilio di Antonio, caporale maggiore del 3° reggimento artiglieria da fortezza, nato il 01/04/1882 a Valditacca, distretto militare di Parma, morto il 19/06/1918 a Giavera (Montello) per le ferite riportate in combattimento è sepolto a Nervesa della Battaglia al Sacrario Montello..
Malmassari Egidio
Sandei Eliseo di Giuseppe, caporale maggiore del 65° reggimento fanteria, nato il 10/02/1883 a Valditacca, distretto militare di Parma, morto il 20/08/1917 sul campo per le ferite riportate in combattimento.


CADUTI II GUERRA MONDIALE
Cecchi Paride (disperso) nato il 07/02/1922 a Valditacca di Monchio e deceduto il 31/01/1943 sul suolo di Russia, il luogo della sepoltura è sconosciuto. 
Lazzarotti Giulio
Leni Lorenzo (trucidato)
Malmassari Dilio
Sandei Fulvio
Sandei Remigio
Quaretti Giuseppe nato il 08/07/1920 a Valditacca di Monchio e deceduto il 18/01/1943 sul suolo di Russia, il luogo della sepoltura è sconosciuto 
Quaretti Isnardo nato il 14/03/1920 a Valditacca di Monchio e deceduto il 19/01/1943 sul suolo di Russia,  il luogo della sepoltura è sconosciuto.



5 commenti:

Giovanni Mazzanti ha detto...

"Ancora nessun commento", trovo scritto: è incredibile. Questo è un sito meraviglioso. Che svela i tesori di un angolo incantevole dell'alto Appennino. Più i luoghi sono belli e meno sono frequentati, in questo mondo folle che ama il brutto e il chiasso...

Giovanni Mazzanti

livio ha detto...

Credo che sia un'ottimo sito considerando le piccolissime dimensioni di questo paese. Grande merito a colui che lo ha ideato per il lavoro svolto.
Mi ha fatto molto piacere leggere i cenni storici di questo borgo da cui provengono (in parte) le mie origini, dove ho trascorso gran parte della la mia infanzia e dove tutt'ora ritorno sempre volentieri.

Sara ha detto...

Gran bel sito...prtroppo ancora una realtà isolata.
Speriamo che venga pian piano letto da tante persone così da poter contribuire a svelare a qualcuno questo splendido territorio ancora sconosciuto ai più.

Mario Mazzarello ha detto...

Ricordo volentieri Valditacca. Il paese della mia nonna Quaretti Ildegarda sorella di Quaretti Isnardo e Ferruccio. Cordiali saluti Mario Mazzarello

Anonimo ha detto...

Attolini Clemente
Valditacca è un paese meraviglioso con un paesaggio stupendo. Negli anni 50 vi passavo l'estate con i miei genitori, presso l'abitazione del sig. Ferrari e della Signora " MAIN" vicino all'attuale trattoria. Sono passato qualche anno fa e ho visto che la vecchia casa è stata demolita. Si respira una tranquillità indescrivibile. ancora troppo poco frequentato. Temo che molti abbiano perso il senso del bello. clementeattolini@virgilio.it